L'albergo del libero scambio

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L_ALBERGO_DEL_LIBERO_SCAMBIO

L’albergo del libero scambio, splendido esempio di commedia degli equivoci, è uno dei grandi testi del teatro comico francese e universale: si racconta che al suo debutto, nel 1894, le risate del pubblico fossero così fragorose da rendere incomprensibili le battute degli attori durante buona parte del secondo atto. La trama si regge sui tentativi di seduzione di un marito insoddisfatto ai danni della moglie dell’amico, un affaire familiare che, dal tipico salotto borghese, si sposta ben presto nelle stanze e nei corridoi di un albergo. La commedia originaria è il capolavoro di Georges Feydeau, uno dei più grandi autori francesi: vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, capace di una scrittura pungente e sfacciata, si distinse per la capacità di mettere a nudo i difetti della società del tempo. Dopo aver risollevato le sorti del vaudeville, è diventato uno degli autori più in voga della Belle Époque: scambi di persona, situazioni strampalate, personaggi animati da una ridicola pulsione per il piacere e la ricchezza, sono le pedine di un gioco teatrale che si fa beffe della borghesia e delle sue aspirazioni più vanesie.

Ma un classico come Feydeau è anche terreno fertile per una riscrittura drammaturgica, affidata qui a Davide Carnevali, pluripremiato autore italiano e vincitore del 52° Premio Riccione. Classe 1981 e un dottorato in Teoria del teatro, oggi vive tra Barcellona e Berlino, e i suoi testi sono rappresentati in diversi paesi europei, soprattutto in Germania e in Francia. Dirige lo spettacolo Marco Lorenzi (nato nel 1983), formatosi alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, che torna in scena dopo il grande successo de Gl’Innamorati di Carlo Goldoni e una fortunata tournée che è arrivata nel settembre 2014 fino al Fringe Festival di Pechino. La cifra registica di Lorenzi e il linguaggio di Carnevali si fondono alla perfezione con la vitalità del congegno teatrale orchestrato da Feydeau, divertendosi a smontarlo e reinventarlo, mettendo a nudo gli ingranaggi di un meccanismo drammaturgico fondato sul vorticoso alternarsi di entrate e uscite, apparizioni, sparizioni e qui pro quo, che si susseguono in un viavai di sorprese continue.