Io amo Helen

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IO AMO HELEN

Lo spettacolo, basandosi sull’autobiografia di Helen Keller, sordo-cieca dall’età di sei anni, va oltre il racconto cinematografico di Arthur Penn del 1962 (Anna dei Miracoli) e penetra in quello che è uno dei temi più attuali del nostro tempo: la difficoltà di comunicazione. La storia di Helen è la nostra storia, del nostro bisogno di entrare in relazione e di riconoscerci parte di una comunità, di una famiglia, di un corpo, nel tentativo di esprimere noi stessi in relazione ad un altro “diverso” da noi. Grazie all’incontro con Anne Sullivan, che sarà per lunghi anni la sua maestra e la sua voce, Helen entrerà in contatto con il mondo, con la natura, con gli altri esseri umani e infine con l’amore.

Parallelamente alla costruzione dello spettacolo, è stato realizzato un laboratorio teatrale presso l’Università degli Studi di Torino, in collaborazione con il CRUT (Centro Regionale Universitario per il Teatro). Il laboratorio, svoltosi nel mese di Marzo 2010, ha coinvolto alcuni studenti del Dams, inserendosi come preziosa opportunità per indagare intorno al tema della comunicazione, in particolar modo quella non verbale, dove il gesto può assumere un valore simbolico e al contempo una forza espressiva tale da rendere possibile un linguaggio condiviso.

Una parte importante per la realizzazione dello spettacolo è stata la possibilità di raccogliere una serie di interviste a persone comuni che in qualche modo poi sono entrare nel processo creativo e nel lavoro finale. La ricerca sul piano espressivo e corporeo ricopre in questo lavoro un ruolo fondamentale, come risultante di una gestualità contaminata dalla lingua dei segni italiana, la LIS, che entra in modo sostanziale nella drammaturgia. Dopo aver imparato a comunicare attraverso il linguaggio dei segni, l’alfabeto manuale e il metodo Tadoma, Helen  Keller riuscirà  a leggere in Braille e infine a parlare, morirà nel 1968, all’età di 87 anni, lasciando un segno indelebile nella consapevolezza che è proprio nella comunicazione che l’uomo esiste e può esprimersi, costruendo così il senso della propria esistenza.

All’improvviso, ebbi la percezione di qualcosa di dimenticato, un fremito per la ricomparsa di un pensiero sopito. E in quel momento mi si svelò il mistero del linguaggio. Capii che “a-m-o-r-e” era il nome di quel processo che si stava svolgendo nel mio animo. In un giorno di primavera, imparai a parlare.

(La storia della mia vita – Helen Keller)